Non so bene perché, verso al fine del corso di laurea in medicina e chirurgia, mi sia saltato per la testa di specializzarmi in oftalmologia e diventare un medico degli occhi.
Ai miei tempi l’esame di oculistica era un complementare, “L’oculistica è una scienza esoterica”, amava ripetere l’allora direttore della Clinica Oculistica, e lo era talmente che quasi nessuno dei miei compagni di corso si sognava di inserire oculistica nel piano di studi, anche per via di un tomo da 600 pagine da studiare.
Forse perché sono un bastian contrario, a cui vanno simpatiche le pecore nere (tre pascolano allegramente nel giardino di casa), abbandonai la decisione di fare il neurologo, e scelsi di dedicare la mia vita professionale futura alla cura di due specie di palline da ping-pong, incastonate nel nostro massiccio facciale.
Per cui, se vi interessa sapere qualcosa di più di quello che combino adesso in materia, potete sbizzarrirvi a esplorare il mio studio professionale.