Miopia, una sfida ancora aperta.
In campo oftalmologico assistiamo a fermento e attenzione sul tema della miopia, anche sotto la spinta di novità tecniche nel modo dell’ottica.
La miopia è una situazione oculare tale da rendere sfuocata la visione di oggetti lontani. Inizia nell’infanzia e peggiora con la crescita. La miopia rappresenta il difetto di vista più frequente e il numero di persone che ne sono affette sta aumentando. È importante parlarne perché essere miopi non comporta solo il fastidio di portare occhiali o lenti a contatto, ma rappresenta un fattore di rischio per problematiche più serie come distacco di retina, maculopatia, cataratta e glaucoma.
Purtroppo non esistono terapie in grado di prevenire o bloccare la progressione della miopia in età infantile, ma è possibile mettere in atto qualche strategia comportamentale o terapeutica, per rallentarne la progressione.
Due sono i fattori ambientali su cui possiamo agire: tempo trascorso all’aperto e visione da vicino. Il consiglio è di far trascorre ai bambini del tempo fuori dalle mura domestiche (si parla di almeno una-due ore) e di evitare attività prolungata e ininterrotta a breve distanza.
Numerose sono state, anche storicamente, le proposte per rallentare l’aumento della miopia. Purtroppo, la maggior parte di esse si è rivelata inefficace. Alcune invece hanno avuto un riscontro oggettivo, anche se occorre precisare che in questo campo le certezze assolute sono ancora lungi a venire.
Ortocheratologia e lenti a contatto particolari. L’utilizzo notturno di lenti a contatto che appiattiscono temporaneamente la cornea (ortocheratologia) o che sono realizzate in maniera tale defocalizzare (in sostanza rendere sfuocata) una parte delle immagini che arrivano al nostro occhio sembra poter rallentare la progressione della miopia. A prescindere dal loro costo, non sono da minimizzare i potenziali rischi derivanti da infezioni o intolleranze.
Lenti da occhiale a sfuocamento retinico periferico. Sono state recentemente introdotte sul mercato particolari lenti che adottano tecnologie diverse a seconda del produttore, ma il cui scopo è di produrre un’immagine non nitida sulle porzioni periferiche della retina, conservando una visione nitida centrale. Semplificando molto, è come se queste lenti ingannassero il nostro cervello, facendogli credere che l’occhio sia più miope di quello che è. Gli studi preliminari sono per il momento incoraggianti, ma necessitano ancora di ulteriori conferme.
Colliri con atropina. L’atropina è un farmaco usato in oftalmologia a scopo diagnostico e terapeutico, di solito alla concentrazione dell’1%. Si è visto che, a dosi nettamente ridotte (parliamo di 0,1%-0,01%), l’instillazione prima di coricarsi, per periodi di tempo prolungati, permette di ridurre l’aumento della miopia. Gli effetti collaterali più importanti (dilatazione della pupilla e difficoltà nella messa a fuoco per vicino) sono decisamente ridotti con la formulazione allo 0,01%. Purtroppo, non esiste ancora un preparato commerciale con questo dosaggio, che pertanto va fatto preparare in maniera galenica dalle farmacie attrezzate allo scopo.
Per tirare le somme, sicuramente il problema miopia è ben lungi dall’essere risolto, ma è possibile sin d’ora non attendere passivamente il corso degli eventi e mettere in atto strategie opportune. Fondamentale è la guida e il consiglio del medico oculista, che saprà valutare e indirizzare i genitori, seguendo poi il piccolo paziente nel tempo. In questo campo è inoltre imprescindibile la competenza delle altre figure, che nei propri ambiti collaborano per un risultato ottimale: l’ottico optometrista e l’ortottista assistente in oftalmologia.
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